FINANZA &MERCATI

 
 
 
Plus24 - Il settimanale di Finanza e Risparmio
 
HOME DEL DOSSIER
La posta del risparmiatore
Caro-Mutui
Banche e conti correnti
Previdenza
Risparmio e investimenti
Investimenti e inflazione
Fondi comuni
EURO-DOLLARO
Fondi pensione
FINANZA

Il 60enne che preferisce i bond sottostima i rischi in portafoglio

Pagina: 1 2 3 di 3 pagina successiva
commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
26 GENNAIO 2009

«... PAGINA PRECEDENTE
Maurizio Morselli
- (via e-mail)

Il lettore dichiara di detenere due conti deposito titoli presso istituti finanziari differenti e chiede chiarimenti sull'eventuale possibilità di compensare il credito d'imposta costituito dalle minusvalenze fiscali in carico allo "zainetto" fiscale di un intermediario con le plusvalenze generate dalle operazioni effettuate sugli strumenti finanziari presso l'altra banca.
Sebbene il legislatore abbia previsto all'interno della normativa in materia fiscale la compensazione delle plusvalenze e minusvalenze generate, quali "redditi diversi", così come definiti all'articolo 67 del Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi), è da segnalare la prevista impossibilità di effettuare questa stessa compensazione qualora il credito d'imposta e la plusvalenza generata facciano capo a posizioni su conti deposito titoli attivi, detenuti presso istituti finanziari differenti.
Le disposizioni legislative spiega la società di consulenza indipendente Consultique – prevedono infatti in questa particolare situazione che il trasferimento della minusvalenza su altra posizione sia preceduta dalla presentazione, alla banca presso cui si detiene il conto deposito titoli in guadagno, di apposita certificazione delle minusvalenze presenti sul deposito titoli in perdita e in regime di risparmio amministrato. La ratio di questa disposizione di legge è da individuarsi nella richiesta trasparenza e certezza della situazione fiscale dell'investitore e nella mancanza di potere ai fini accertativi degli istituti finanziari, i quali hanno appunto necessità di un atto ufficiale di altro intermediario certificante l'eventuale credito d'imposta maturato nel periodo di detenzione presso i propri depositi, per conto dell'investitore, degli strumenti finanziari.
È tuttavia necessario far presente al lettore, che questa certificazione viene rilasciata all'investitore soltanto dopo la chiusura del deposito titoli aperto in precedenza presso la banca stessa. L'originale del certificato rilasciato deve essere in seguito presentato all'altro intermediario che prendendo visione e conoscenza del credito d'imposta pregresso si adopererà a iscriverlo nello "zainetto" fiscale aperto a nome del correntista e a eseguire l'eventuale compensazione tra minusvalenze e plusvalenze in base alla metodologia Lifo (Last in, first out ovvero in italiano ultimo a entrare, primo a uscire).
In questo senso appare quindi corretta la risposta fornita dalla banca, la quale invita il lettore, al fine di beneficiare del risparmio fiscale, a chiudere la posizione sul conto in perdita, trasferendo mediante la presentazione della certificazione rilasciata, a norma di legge, al trasferimento della minusvalenza pregressa.
Si ricorda inoltre che dovrà essere cura del lettore stesso richiedere, qualora la banca non dovesse attivarsi automaticamente, la certificazione del credito d'imposta e in seguito presentarla presso l'altro intermediario, affinché gli uffici preposti dello stesso, possano effettuare tutte le operazioni necessarie nell'interesse dell'investitore.

Holding quotate, diversi metodi per calcolare il Nav
Leggo sempre con particolare attenzione gli articoli del Sole 24 Ore inerenti le società quotate.
Ovviamente, dato gli innumerevoli numeri in gioco, capita spesso di rilevare inesattezze "superficiali".
Nell'articolo pubblicato a pagina 28 di «Plus24» di sabato 13 dicembre 2008, inerente le holding quotate, penso che l'"inesattezza" sia degna di nota per quanto riguarda l'holding Camfin. Viene infatti riportato che il Nav (Net asset value) è pari a 236 milioni (Nav per share 0,64 euro), quando invece un rapido calcolo evidenzia che la partecipazione della stessa in Pirelli & C. è pari a 344 milioni e non 667 milioni come evidenziato. Ovviamente, considerando la Pfn negativa per 538 milioni, il Nav complessivo risulta negativo. Finlabo, come riportato a fondo pagina, non si assume la responsabilità per eventuali errori e/o omissioni; sono però meramente convinto che una comunicazione in merito, sia quantomeno opportuna.
Alberto Zoppis - (via e-mail)

Ringraziamo il lettore per la segnalazione sottolinea Finlabo che ci consente di fare una precisazione utile per comprendere al meglio la metodologia adottata da Finlabo Sim nella redazione della ricerca sulle holding. Il lettore si dichiara attento; ma evidentemente non ha compreso appieno il significato dei termini in tabella.
Nel calcolo del Nav (Net asset value) di una holding si possono usare diverse metodologie per valutare gli asset posseduti; per questo Finlabo Sim, seguendo la best practice di settore, descrive in una colonna, chiamata «Criterio valutazione», la metodologia utilizzata per la valutazione dell'asset in questione.
Nel caso di Camfin, la partecipata Pirelli&C è valutata in base al Net asset value, ovvero, come meglio specificato in nota, secondo la stima del Nav di Pirelli&C effettuata da Finlabo Sim nella stessa ricerca, e non, come il lettore crede, in base al prezzo di mercato.
  CONTINUA ...»

Pagina: 1 2 3 di 3 pagina successiva
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-